I cinque segni più usati per correggere le bozze

di Franco Cesati Editore

Correggere, si sa, è un lavimage1oro duro e paziente, che richiede massima attenzione e anche una buona dose di umiltà. La maggior parte delle volte, infatti, segnalare un errore è più duro per il correttore che per il corretto. Almeno è quello che ci succede qui alla Cesati in cui abbiamo grande rispetto per le penne dei nostri autori.

Nel nostro lavoro sono tanti i segni che usiamo per indicare i refusi. Sono simboli convenzionali che ci aiutano a far capire come si intende intervenire. Così la bozza corretta, ornata di piccoli disegni ricorrenti, diventa un testo a più livelli che ha una sua bellezza e nasconde anche una promessa: il testo finale che sarà la perfetta fusione tra l’originale e le correzioni.

Tra i nostri simboli preferiti ce ne sono 5 che riassumono bene il gusto per questo lavoro:

  1. La soppressione di una lettera: questo segno indica dove togliere qualcosa di troppo che si è infilato tra le lettere di una parola. È qualcosa che succede spesso, soprattutto a causa delle tastiere digitali. Individuare lettere di troppo dà una certa soddisfazione: come la potatura che toglie dalle siepi i rami fuori posto.
  2. L’aggiunta di una lettera: è quando una lettera invece di essere di troppo, manca. Questo errore, come il precedente, può capitare ai migliori: è causato dalla tendenza dell’occhio umano a “normalizzare” ciò che vede. Infatti chiunque “resce a lggere un tsto e capine il seso ance se mancao acune lettee” (sic.).
  3. Sostituzione di una parola o di una frase: questa è una correzione spesso dolorosa perché invasiva. Ripetizioni, termini ridondanti o inadeguati, c’è tutta la gravità di cambiare qualcosa che nel testo era prevista. Per quanto necessaria, infatti, questa correzione ricorda sempre che le parole, anche quando sono di troppo o non precise, conservano il loro peso.
  4. Vive: questo è un segno che ci piace in modo speciale. Lo si usa per tornare indietro. Per dire: la correzione che avevo fatto, a un secondo sguardo, non è così necessaria. È il “momento umano” del correttore che in qualche modo corregge se stesso, mostrando di avere anche lui il limite che abbiamo tutti quando scegliamo le parole: abbiamo bisogno di ripensarci.
  5. Inversione: un segno visivo che suggerisce all’occhio di leggere prima la parola (o la frase) che viene dopo. È il segno che ricorda che le parole non solo vanno scelte bene, ma devono anche essere ben posizionate. D’altronde si sa che la differenza tra un testo grande e un grande testo è questione di ordine.

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