Giuseppe Polimeni

Il troppo e il vano


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Il volume raccoglie dieci saggi dedicati alla ricerca di una lingua comune nell’Ottocento italiano. Fulcro storico è l’Unità d’Italia, intesa come spartiacque in cui le istanze del primo Ottocento trovano una concreta possibilità di realizzarsi attraverso il sistema scolastico e i moderni mezzi di comunicazione.
Ripercorsi i momenti di un’unificazione intesa come estensione di una varietà all’intera nazione (principalmente attraverso la scuola), il libro si propone di sondare il nodo problematico della definizione di uno strumento linguistico che garantisca a tutti una partecipazione democratica alla vita civile.
Centrale si dimostra il concetto di popolo: inteso in prima battuta come una non definita entità a cui lo scrittore è chiamato a rifarsi per costruire una lingua spontanea, il popolo diviene gradualmente proiezione delle istanze della vita civile di un’intera società.
I saggi si dispongono lungo un’ideale linea di demarcazione che riguarda il problema della varietà linguistica, di quell’abbondanza di parole e di forme che caratterizza storicamente l’italiano: da un lato i “manzoniani” si adoperano per raggiungere una riduzione di forme concorrenti, considerate come inutile orpello nell’accesso democratico alla parola; dall’altro Graziadio Isaia Ascoli e la sua scuola propongono sondaggi negli strati della lingua con l’intento di ricostruire le valenze storiche della varietà e di favorirne la consapevolezza nell’uso effettivo.
Tra gli autori considerati nei saggi: Giuseppe Ferrari, Claude Fauriel, Emilio De Marchi, Edmondo De Amicis, Luigi Morandi, Carlo Salvioni, Pellegrino Artusi, Emilio Salgari.

Sottotitolo: Percorsi di formazione linguistica nel secondo Ottocento

Autore: Giuseppe Polimeni

Anno: 2014

Pagine: 242

Isbn: 978-88-7667-473-0

Edizione:

Collana: Linguistica e critica letteraria

Numero Collana: 16