Giuseppe Nencioni

Perché lavorare?


28.00

Il titolo di questo libro esprime immediatamente il criterio con cui l’autore ha scelto gli scrittori e le opere che ha preso in esame. Egli ha infatti cercato risposte nella letteratura, e più precisamente nei romanzi, alla domanda “Perché lavorare?”.
Le opere esaminate, quindi, hanno un valore letterario assai diverso fra loro, ma qui non è questo che conta, bensì l’espressione di un’ideologia lavorativa.
L’autore ha cercato il romanzo, oppure lo scrittore, “ideal type”, quello, cioè, che più o meno involontariamente ha rappresentato un’ideologia del lavoro. Un’operazione difficile, che prevede una definizione esatta delle ideologie, le quali, spesso, sono tutt’altro che esatte; inoltre, presuppone un “travaso” dall’ideologia al romanzo che non comporti aggiunte o perdite del contenuto originale. Un criterio di analisi, questo, assai seguito, poiché la letteratura, da sempre, è considerata un riflesso del clima morale ed economico di un tempo, di un gruppo sociale, di un territorio; espressione di paure e bisogni; stimolo a pensare o ad agire.
E così, sotto la guida dell’autore, ci troveremo a riflettere su opere di Giuseppe Mazzini (Doveri dell’uomo), Ippolito Nievo (Rivoluzione politica e rivoluzione nazionale, Il conte Pecoraio, La nostra famiglia di campagna, …), Aldo Gennari (Virtù e sregolatezza), Lauro Bernardi (Cecchino da zero al milione, Il maestro del villaggio), e poi, Paolo Mantegazza (Le gioie e le glorie del lavoro, …), Ignazio Scarabelli (I padroni, gli operai e l’Internazionale e con Maria Viani Visconti Mamma Ghita o la casa operaia), Giovanni Cena (Gli ammonitori), e ancora Giovanni Bosco, Cesare Cantù, Emilio de Marchi, solo per citarne alcuni.

Sottotitolo: Ideologie del lavoro nella letteratura italiana del secondo Ottocento

Autore: Giuseppe Nencioni

Anno: 2011

Pagine: 198

Isbn: 978-88-7667-416-7

Edizione:

Collana: Strumenti di letteratura italiana

Numero Collana: 38