Letteratura e cinema


17.00

Da sempre il cinema trae ispirazione dalla letteratura; si pensi a “Il nome della rosa”, “Il Gattopardo”, “Il giardino dei Finzi-Contini”, “Il deserto dei Tartari”, tutti casi esemplari – oltre che riusciti – di quello che si intende con “adattamento cinematografico” di un’opera letteraria.
I motivi della commistione tra parola e l’immagine sonora in movimento, tra la raccontabilità letteraria e quella cinematografica sono molti, non ultimo l’esigenza di registi e sceneggiatori di dare legittimità culturale a un nuovo mezzo espressivo. Con il passare del tempo la commistione tra letteratura e cinema si è evoluta; basti pensare alla lunga e feconda collaborazione tra scrittori e cineasti che caratterizzò il secolo breve (Guerra con Fellini, Zavattini con De Sica) e poi alla generazione di scrittori-registi, ovvero di quegli autori che, come Mario Soldati e Pier Paolo Pasolini, hanno scavalcato gli steccati e si sono misurati direttamente con le potenzialità narrative ed espressive del cinema.
Complici anche i cambiamenti tuttora in corso negli studi letterari e culturali, il discorso sui rapporti tra letteratura e cinema negli ultimi anni ha subìto un’importante svolta interdisciplinare.
Il volume in questione si pone proprio in questa nuova prospettiva d’analisi proponendo uno studio sul tema letteratura e cinema da una pluralità di approcci. Agli studi che analizzano modalità e risultati di particolari adattamenti – come il saggio di Maria Célia Martirani Bernardi Fantin “Illuminando i campi di grano del Sud: «Io non ho paura» di Gabriele Salvatores” – si affiancano lavori sulla paratestualità, sul metateatro, sull’intermedialità (come l’analisi svolta da Laura Belloni sul tema “Cinema e metateatro: «La Passione» di Carlo Mazzacurati”), ma anche indagini di carattere sociolinguistico o culturale (nel senso dei Cultural Studies) in cui lo studio delle differenze tra sistemi espressivi lascia il posto all’indagine sui significati della rappresentazione e sui suoi effetti nell’immaginario collettivo. È l’argomento dei saggi di Lorenzo Coveri (“«Noi credevamo». L’Italia linguistica negli anni dell’Unità nel romanzo di Anna Banti e nel film di Mario Martone»”) e Maria Bonaria Urban (“In Storie di pastori, banditi e vendette: l’immaginario sardo fra letteratura e cinema”).

Curatore: A cura di Alberto Bianchi e Dagmar Reichardt

Anno: 2014

Pagine: 163

Isbn: 978-88-7667-501-0

Edizione:

Collana: Civiltà italiana

Numero Collana: 5